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Ročinj - Doblar

Un tempo la località più grande nel comune, oggi conta circa 290 abitanti. Il villaggio si divide in diversi abitati: Plac, Zdenc, Seniško, Zasenk, Breg, Pejca, e Cesta. Grazie alla lega favorevole, il terreno di Ročinjsko polje è molto fertile e adatto a tutti i tipi di coltura da campo, frutta e vigneti. Un tempo era molto sviluppato l’allevamento di bestiame, oggi quasi completamente assente. Accanto al letto del fiume Isonzo si trova la sorgente di acqua calda Toplice.

La località viene nominata per la prima volta già nel 1083, quando il Conte di Gorizia Henrik donò al convento di Rožac i poderi, tra i quali anche la citata Ročinj. Sulla provenienza del nome vengono considerate diverse possibilità. Secondo alcuni il nome deriverebbe da una fonte preslava, altri collegano il nome al concetto di “ronek”, ossia versante ripido, oppure a “vroče” che significa caldo e si riconduce alle sorgente calda. Gli abitanti deriverebbero da un ramo slavo carinziano, vista la mancanza di ponti oltre l’Isonzo che favoriva la maggior facilità di accesso dalla Carinzia.  

Ročinj (1 of 7) Ročinj (7 of 7) Ročinj mavrica
Foto: Damijan Simčič, Simon Prinčič 

 

Cerkev Sv. Pavel - Ročinj (1 of 17) (4)La chiesa, costruita circa 300 anni fa, è dedicata a Sant’Andrea. La chiesa fu gravemente danneggiata durante la prima guerra mondiale, il campanile fu parzialmente distrutto e perciò quello odierno è di dimensioni minori e ideato diversamente. Alle spalle del villaggio è stata eretta la Chiesa di Sv. Pavel (di San Paolo), risalente al XIII secolo. È nota soprattutto per il Calvario del XVI secolo scolpito in marmo. Cerkev Sv. Pavel - Ročinj (1 of 17) (10)

Durante il periodo di governo austriaco e italiano, tra il 1850 e il 1928, il villaggio rappresentava il centro amministrativo del comune. Sotto l’Impero austro-ungarico nel villaggio si svolgeva una vivace vita culturale. Erano attive, infatti, addirittura cinque associazioni: l’Associazione letteraria e corale, l’Associazione femminile di San Cirillo e Metodio, l’Associazione agricola e manifatturiera Orel, l’Associazione Sloga, l’Associazione Figlie di Maria. In occasione di tutte le festività, sia ecclesiastiche che nazionale, si esibivano con danze, recite e canti. durante la prima guerra mondiale la gente era costretta all’esilio in Italia, prevalentemente nella regione del Piemonte. Lungo l’Isonzo scorreva la prima linea del fronte e il villaggio ha subito gravi danni costringendo la maggior parte degli abitanti a ricominciare da zero. A conflitto terminato vennero nuovamente costituite l’Associazione Sloga e la Biblioteca Popolare soppresse dall’autorità fascista italiana che le accusava di non operare in conformità alle leggi italiane.   

A Ročinj nacquero l’esperto di apicoltura Donat Jug (1879-1952), il compositore Vinko Vodopivec (1887-1952), il capo della rivolta di Tolmin Ivan Gradnik (1688-1714), il membro della TIGR Stanislav Kamenšček (1908 - 1978). 

Nel periodo dal 1809 al 1819 vi visse anche il sacerdote, alpinista, operatore culturale e poeta Valentin Stanič (1774-1847). Egli sollecitò la costruzione della scuola nel punto, dove un tempo si erigeva il palazzo di un conte francese. Era un uomo universale. Insegnava ai bambini a leggere, scrivere, dava molta importanza all’attività fisica. Aiutava i contadini ad avviare metodi di coltivazione più moderni. Insegnava loro a concimare, arare, potare ecc. Preparava vari medicinali e vaccinava la gente contro il vaiolo. Nel 1819 Stanič abbandonò il villaggio dopo che l’arcivescovo goriziano Wallant lo nominò arciprete di Gorizia.     

Casa culturale di Valentin Stanič

Edificio polifunzionale a Ročinj con Sala di cultura.
L’inaugurazione ufficiale è avvenuta il 26 settembre 2010.

Dom Valentina Staniča Ročinj Dom Valentina Staniča v Ročinju
Foto: Simon Prinčič

 

Orologio solare sulla Casa culturale Valentin Stanič a Ročinj

Sončna ura, RočinjL’orologio solare è opera dello stesso autore che ha dipinto anche i due orologi solari sull’antica cappellania a Caporetto (Kobarid) e tre orologi sulla chiesa parrocchiale a Cerkno. Tutti questo orologi sono stati creati nel periodo tra il 1720 e il 1730. L’orologio di Ročinj è datato 1726. Nel 2010, nell’ambito del restauro generale dell’edificio, è stato rinnovato il dipinto dell’orologio (ad opera dell’Istituto per la tutela dei beni culturali di Nova Gorica). Durante il restauro è stato provocato un difetto dall’aspetto di vista astronomico, in quanto la linea per le ore 12 è stata tracciata in un punto errato, ovvero laddove nemmeno ci sarebbe dovuta essere.

L’orologio solare indica il tempo tra le ore 13 fino al tramonto. Oltre alle ore l’orologio segna anche lo spostamento del sole durante l’anno. La linea fretta centrale indica l’equinozio. La linea superiore indica la rotazione solare invernale, mentre quella inferiore segna la rotazione solare estiva. 

L’orologio solare è posto sulla facciata sudoccidentale, dove segna le ore con la lunghezza dell’ombra e non con l’angolo dell’ombra come a Canale. Questa differenza rappresenta una caratteristica dell’autore succitato e una particolarità di questa parte dell’Isontino. Le aste sono fissate in maniera primordiale sul piombo. L’orologio solare è stato restaurato da Bojan Frantar (Autore del testo: Bojan Fratnar).

DOBLAR

Doblar è un abitato nella parte inferiore della Valle del Soča, disseminato sulla sponda destra del fiume, appena sopra la foce del torrente Doblarca. Il villaggio non ha un centro classico, in quanto le varie frazioni sono composte da poche case: lungo la diga della centrale idroelettrica Doblar e nella valle del Doblarca e del suo affluente Lepenka si trovano Gorenji Doblar, Brnk, Dolina, Jelovec, Julija, Kolarji, Osredek e Strmovnik, mentre sull’altipiano si trova Gomila. Le fattorie solitarie in altura sono oramai tutte abbandonate. Vintgar Doblarec è una peculiarità naturale. Il luogo viene nominato per la prima volta nel 1377.  

Fattoria dipinta a Doblar

DSC_0088La casa rurale a più piani a Doblar si trova su un irto versante sopra l’abitato. Si tratta di un edificio straordinario con elementi di architettura mediterranea e alpina. Il tetto è coperto con tegole a doppio spiovente con un largo sporto di gronda sopra il balcone in legno che scorre lungo l’intera facciata. L’ingresso al vestibolo e al balcone è ornato da due balconi semicircolari. Tutte le finestre quadrate sono munite di cornicioni in pietra, sugli angoli sono visibili i bordi lavorati. Sul portale inferiore è collocata la lastra in pietra con la scritta: No.3 POD IACOPAM IPAVIZ 1792. Il piano superiore è ornato da affreschi del 1798 e della fine del XIX secolo. I dipinti rappresentano la Crocifissione, San Nicolò, Santa Maria del Cammino e San Floriano. Gli affreschi più recente raffigurano il motivo della leggenda di Antonio Padovano. All’interno sono conservate la cucina nera simmetrica con il focolare.    

 

 

Forra Doblarec

Doblarec (Perilo) è l’affluente più possente del corso centrale dell’Isonzo. Durante il Quatemario il letto dell’Isonzo è diventato rapidamente più profondo, il che riduceva la sua base erosiva e portò alla formazione della forra con alcune cascate pittoresche, presenti anche sugli affluenti. Dopo la confluenza con il Lepenka il torrente Doblarec ha intagliato nel calcare una forra profonda e stretta. Sotto il ponte presso Kolar la gola si restringe raggiungendo una profondità di 25-30 m.

La gola, la forra e le cascate sono visibili anche dalla strada che scorre accanto. L’accesso al torrente e alla forra in alcuni punti è addirittura pericoloso.

La forra Doblarca è registrata presso l’Istituto per la tutela dei beni culturali e naturali di Nova Gorica.

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Colonna eretta a ricordo della peste a Jelovec

Lungo il percorso lungo il torrente Lepenka, davanti alla frazione di Jelovec presso Doblar, si trova una colonna eretta a ricordo della peste dedicata alla Madonna Addolorata. Venne eretta nel 1856 da due fratelli del luogo, Luka e Ivan Hvalica che vivevano nella vicina fattoria Kovač, in ricordo dell'epidemia di colera che l'anno prima colpì la zona. Nel 2009 la colonna è stata rinnovata sotto la direzione del restauratore Anton Naglost e della restauratrice Andreja Ščukovt. Nelle immediate vicinanze della colonna a memoria della peste, lungo il torrente Lepenka (affluente del Doblarac), si possono vedere i resti del mulino Kovač che appartiene alla fattoria dei Kovač e si trova appena sopra la colonna.


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